Donne e società….

VIRGINIA  WOOLF :   DONNE E SOCIETA’

 

” Tutti e due la prendono in giro ingiustamente criticando la sua  mania per i ricevimenti. E’ così! E’ così!! Come difendersi allora? Ma ora che conosce la verità si sente perfettamente bene, é felice. Tutti e due , soprattutto Peter, pensa che le piace imporsi, che si sente gratificata nel circondarsi di gente famosa e titolata, e che in fondo é una snob. Richard pensa che é una pazzia vivere in mezzo a tanta eccitazione soprattutto sapendo quanto é dannosa per il suo cuore. Ma hanno torto tutti e due, perché ciò che lei ama é la vita, unicamente la vita” (V.Woolf, da “La signora Dalloway”).

Nell’universo femminile di Virginia Woolf é certo che Mrs. Dalloway rappresenta un personaggio chiave;  Clarissa D. é una donna di mondo e  anche un’artista, il cui scopo é appunto di celebrare :”la vita Londra e quell’attimo di giugno” come lei stessa scopre camminando per Bond Street.

Ma se Clarissa Dalloway é in parte il ritratto dell’artista, essa é anche il simbolo di un tipo di donna verso cui la Woolf si sente attratta, che stimola la sua immaginazione e di cui spesso s’innamora più o meno platonicamente. Per capire le ragioni di questo modo di essere, occorre cercare di capire qual’è stato il suo rapporto con la madre: Julia Stephen é senz’altro un modello di perfezione difficile da raggiungere, lei é la Fata, il cui “volto sembrava forgiato dalle mani delle grazie su prati d’asfodelo”, dichiara in “Gita al Faro”, la sua bellezza ha qualcosa di magico e di sublime. Quando la madre muore, sopraffatta fisicamente dalle esigenze di una famiglia numerosa e di un marito esigente, il suo posto é preso prima dalla sorellastra, poi da Vanessa la sorella maggiore, e lei, Virginia, si sente inadeguata, quasi un’estranea, nei confronti della figura materna. “Eccola mia madre, al centro della vasta cattedrale che era l’infanzia”, così annota nel “Diario”, ed é la dichiarazione di amore e in parte di odio nei confronti di una passione irragiungibile che coinvolge tutto il suo essere. Ecco allora che non potendo possedere quell’ideale, V.Woolf lo trasferisce altrove, in donne di mondo, eccentriche aristocratiche come lady Ottoline Morrell, “dalla testa di una medusa” (“Il volo della mente”)e dalla voce profonda e inquietante, nel cui salotto in Bedford Square s’incontra la miglior società del tempo, da W.Churchill, a Lady Asquith, a Maynard Keynes, a Lytton Strachey, oppure in alcune figure femminili, che in qualche modo sostituiscono la figura materna, come sua sorella Vanessa,  che Virginia Woolf considera la risposta positiva alla nostalgia materna, sicura e indipendente, e quindi il suo opposto, “una coppa d’acqua dorata colma fino all’orlo ma che non trabocca mai”, (da “Cambiamenti di prospettiva”)come Kitty Maxse, che diventerà lady Cromer, “la rivedo, affascinante e bellissima, lo sguardo appena velato, la voce dolce ed ironica  e così altera e timida e sensazionale”, così ne parla nel “Diario”, o Violet Dickinson a cui chiede calore e affetto e verso cui ha un atteggiamento quasi filiale:”Mi basta pensare a tutto questo per sentirmi al calduccio nella borsa della vecchia mamma cangura. Nascondo il musino peloso tra le zampette. mamma cangura é dolce e tenera col suo piccolo?”( “Il volo della mente”).Si può persino dire che lo stesso Leonard Woolf, il marito della scrittrice, abbia avuto attenzioni quasi materne, sorvegliando le sue giornate tra lavoro e passeggiate all’aperto, badando a non farla stancare troppo, cercando di evitarle tensioni eccessive.

In questa particolare genalogia femminule s’inserisce Vita Sackwille-West,un personaggio centrale nella vita di Virginia Woolf, che all’inizio domina la sfera ambivalente dell’intelletto e della sensualità e poi assumerà il ruolo di una presenza confortante e rassicurante.  Vita é una creatura affascinante e inquietante, di una bellezza severa e splendente, in cui l’aspetto maschile e quello femminile s’integrano in modo armonioso: “Vita ha il corpo e il cervello di una divinità greca”, scrive Virginia Woolf, e se le sue prime lettere cominciano con “Cara signora Nicolson”, ben presto si rivolgerà a lei con:  “Adorabile creatura” o “Dolce amore”. La loro é un’amicizia amorosa, una relazione intima e segreta, un sentimento che ha arricchito entrambe senza maiprevaricare né i loro interessi, né il loro matrimonio, né tantomeno mettere in gioco la loro visione della vita. La riprova é la scelta di Virginia Woolf di allontanarsi da Vita ( o di accettare il suo allontanarsi) attraverso l’arte, “Orlando” é infatti da considerarsi la più lunga e affascinante lettera d’amore della letteratura, che ha reso immortale la persona che l’ha ispirata, anche se Virginia W. non lo considera un vero romanzo, ma piuttosto “uno scherzo, una vacanza della mente”, come scrive nel Diario. Per Virginia Woolf,il tema dell’ androginia , cioé della mente androgina, rappresenta  l’idea stessa della creatività :”Essa é una mente naturalmente creatrice, incandescente e indivisa”, così la definisce, una mente che ha in sé il dono di comporre in una visione superiore le lacerazioni dell’esistenza e allo stesso tempo abbracciare con lo sguardo il volto amato della vita, che é per lei  un volto al femminile.

 

Articolo di Roberta Trice

 

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