KATHERINE   MANSFIELD :   I  VIAGGI

KATHERINE   MANSFIELD :   I  VIAGGI

 

 

” La Picton partiva alle undici e mezza. Era una notte stupen-da, mite, stellata, e soltanto quando scesero dalla carrozza e si avvicinarono lungo il Molo Vecchio che si protendeva sul porto, dal mare un venticello leggero s’intrufolò sotto il cappello di Fenella, e lei sollevò la mano per tenerlo fermo…Poi, improvvisamente, così improvvisamente che Fenella e la nonna ebbero un soprassalto, dietro la più grande delle baracche , sulla quale era sospeso un filo di fumo, si sentì un Mia-u-u-U-U!. “Primo fischio” disse suo padre, asciutto, e in quell’attimo apparve la PICTON. Accanto al molo scuro, tutta circondata di ghirlande di luci d’oro, la nave sembrava pronta a partire più per un vaggio tra le stelle che sul mare freddo. La gente si pigiò allora sulla passerella”. (da: “Il Viaggio”diKatherine Mansfield).

 

A soli 14 anni Katherine Mansfield, grazie all’aiuto non molto entusiasta della famiglia, lascia la Nuova Zelanda per l’Inghilterra; lascia un paese in cui non vede che “inerzia e desolazione” decisa a vivere in un mondo suo personale, e soprattutto lascia la famiglia verso la quale prova un forte sentimento di ribellione e di estraneità.

Questo brano é la cronaca di quel primo distacco, e sarà seguito da molti altri che daranno a K.M. la sensazione di essere un’esule in cerca della terra promessa, un luogo dove vivere e scrivere:” Ho la mente piena di sogni, vaghi come ricami”, così scrive nel “Diario” durante un soggiorno in Cornovaglia ospite di Lawrence, lo scandaloso autore dell’Amante di lady Chatterly”.

Katherine M. viaggia, attraversa molti paesi, cambia spesso residenza , spinta dal desiderio di sfuggire alla tubercolosi e dall’ansia di raggiungere qualcosa che sempre si nega o le sfugge. In ognuno dei suoi viaggi, dalla Nuova Zelanda all’Inghilterra, dal Belgio alla Baviera, dalla Francia all’Italia alla Svizzera, inseguendo l’amore o la guarigione, vive i propri sentimenti, le emozioni, gli entusiasmi o i rancori, in modo totale, quasi fisico, sia su una nave, che in un treno o in una stanza d’albergo.

Quando nel 1915, in piena guerra,parte per la Francia dove l’aspetta qualcuno che crede d’amare, annota nel “Diario”:”Ah! il treno si émosso.Il treno parteggiava per me”, il treno si anima, diventa suo complice per raggiungere una felicità che spesso si rivela deludente. Spesso viaggia da sola, allora sa di dover sopportare l’impertinenza, l’arroganza della gente, a cominciare dai camerieri d’albergo che la osservano con aria ironica:”Ecco una graziosa cameretta per la signora, disse il domestico insinuante”, e ne approfitta per sfiorale l’abito, così si sfoga nel “Diario”.

Alla fine della guerra, Katherine Mansfield parte per Bandol, un paesino del sud della Francia, lascia ancora una volta l’Inghilterra per vincere la malattia, e quel viaggio é descritto nel suo “Epistolario” come la lunga sequenza di un film, ci sembra di vederla, giovane e un po’ pallida, che a Le Havre aspetta che la nave “prigioniera di una bufera di neve, rullando e becheggiando” possa salpare, poi, dopo tre giorni di viaggio, stanca e affamata arriva in un albergo “freddo e fumoso” mentre fuori infuria il mistral, e il giorno dopo, aprendo la finestra, é pronta a cogliere la bellezza di quel luogo che definisce:”smagliante di luce”.

Se il viaggio condensa l’aspettativa di guarire e l’ansia di scrivere, di lasciare qualcosa dietro di sé, le speranze e le delusioni che Katherine Mansfield dovrà affrontare nella sua breve vita, fanno parte dei luoghi dove va ad abitare:”Ricordi lucidamente come me TUTTE quelle case, TUTTI quegli appartamenti, TUTTE quelle camere che abbiamo preso e lasciato? Mio valoroso soldatino, hai dimenticato quegli orrori?”, così scrive al marito John MiddletonMurry.

Nel 1921, parte per la Svizzerae a Montana, tentando un’ennesima cura, scrive “Garden-Party”, i racconti che sono la sua saga familiare: “Vivo per scrivere” confessa; l’esule Katherine M. farà del viaggio la metafora  della sua riconciliazione con la terra natale e con la sua infanzia, a Wellington, nella grande casa bianca di Tinakori Road.blil

Pubblicato da Roberta Trice

 

 

Precedente Europe Aid e USAID Successivo FIDIA